Trasformare appartamenti privati in B&B e case vacanza può essere vantaggioso per tutti, turisti e locatori, e rappresentare un’opportunità di business anche per gli albergatori
Affittare il proprio appartamento ai turisti per brevi periodi di tempo: grazie a portali come Airbnb e Booking avere una casa in centro si trasforma in una vera opportunità di business anche per chi ha poca esperienza in ambito hospitality. E se qualcuno storce il naso parlando di gentrification e concorrenza sleale agli albergatori, a ben guardare il business degli affitti brevi può essere un’opportunità di crescita davvero per tutti: i privati, il mercato immobiliare, il turismo cittadino e, perché no, anche per gli albergatori.
Vediamo come e perché.
Affitti brevi vs locazione tradizionale: i vantaggi per i proprietari
Non c’è dubbio che per chi possiede un appartamento in centro città, la scelta di affittare per brevi periodi a turisti e viaggiatori sia decisamente più conveniente della locazione tradizionale: in pochi weekend, soprattutto in alta stagione, è possibile guadagnare la stessa cifra che si otterrebbe con un mese di affitto tradizionale, senza l’inconveniente di dover stipulare un contratto lungo, la cui rescissione avrebbe dei costi, e soprattutto senza il rischio di ritrovarsi (come purtroppo spesso accade) un inquilino moroso.
D’altra parte, se si vuole guardare alla cosa da un punto di vista imprenditoriale, un appartamento presenta molti meno costi rispetto ad un albergo tradizionale, sia nella fase iniziale di investimento sia per quanto riguarda le spese di gestione: rientrare dell’investimento fatto, ad esempio per ristrutturare i locali, è possibile in tempi rapidi, e i costi di gestione sono più o meno gli stessi che si affronterebbero per un normale appartamento abitato (bollette, condominio, pulizia etc.).
Crisi abitativa o crisi immobiliare?
Il rischio, secondo alcuni, è che i centri delle città più visitate dai turisti si trasformino in dei grandi alberghi a cielo aperto e che chi vuole affittare un appartamento per viverci sia costretto a pagare cifre sempre più alte o a spostarsi in periferia: ma cosa succederebbe se, al contrario, tutti gli appartamenti che attualmente vengono utilizzati come case vacanza tornassero disponibili sul mercato immobiliare per l’affitto tradizionale o la vendita?
Molto probabilmente ci sarebbero molti più appartamenti in vendita o in affitto di quanti non ne vengano effettivamente richiesti: l’ago della bilancia economica penderebbe decisamente a favore dell’offerta, che supererebbe la domanda, determinando una perdita di valore dei beni immobili e una svalutazione sul mercato immobiliare, che ne provocherebbe una crisi, con prezzi al ribasso e danni per tutta l’economia.
Affitti brevi: quali vantaggi per gli albergatori?
È opinione diffusa che il mercato degli affitti brevi possa andare ad inficiare l’economia del settore ricettivo. Non c’è dubbio che gli albergatori tradizionali siano chiamati a fare i conti con questo nuovo fenomeno: ma se a prima vista il business degli affitti brevi sembra rappresentare un rischio per gli albergatori tradizionali, a ben guardare potrebbe anche costituire una interessante opportunità.
Come?
In due modi.
Da un lato, è necessario ripensare il modello di business degli alberghi tradizionali adeguandoli alle richieste e alle necessità del mercato: riqualificare le strutture ricettive realizzando unità singole da destinare ad uso abitativo, con l’eventuale aggiunta di servizi di carattere alberghiero, potrebbe essere una scelta vincente per aggirare la concorrenza diversificando l’offerta.
Dall’altro, gli albergatori possono sfruttare la loro esperienza e le competenze professionali mettendole a disposizione dei privati che scelgono di affittare casa su Airbnb e piattaforme affini, occupandosi della gestione complessiva della filiera, dalle prenotazioni, al check-in, alla pulizia delle camere.
In questo modo si otterrebbe una diversificazione dell’offerta mantenendo sempre alti gli standard di qualità, con vantaggi per i privati, gli imprenditori e, in ultimo ma non ultimi, i consumatori finali: i viaggiatori.
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